La “PERTICA”- Fra natura e cultura –
Quella della “Pertica”, eredità immateriale che Identifica il patrimonio di Somma Vesuviana, è una cerimonia di peculiare significazione ancestrale. Inserita nel grande tradizionale libro dei culti arborel, di persistente sopravvivenza dall’antichità preclassica (civiltà egea), classica (greco-romana), ad orci. Il rituale contempla che, il Sabato del Fuochi e il 3 Maggio ogni innamorato tagli un ramo d’albero, lo addobbi con frutta e doni vari, per quindi offrirlo all’amata e sollecitarla a ballare con lui una tradizionale danza, al suono della “Tammorra” durante il ballo, l’innamorato deve intrecciare una gamba con quella dell’amata.
Tema strutturante della “Pertica” di Somma Vesuviana l’amore, eco del mitico amore ancestrale del Sole verso la Luna e, nello specifico, del Cielo verso la Terra (la Terra Madre), alla quale, attraverso la piogia dona la fertilità. E della fertilità nasce l’albero o, meglio, l’albero della vita, che varie culture stigmatizzano quale albero della cuccagna o sacralizzano come albero della croce (San Bonaventura) o, ancora, albero di natale.
Fra Cielo e Terra, dunque l’albero della vita, proteso fra terreno ed utraterreno/trascendente, dalla Terra al Cie lo, ossia dalla realtà al simbolo. Da qui anche il culto delle foreste, popolate da spiriti con a capo il bechofoniano “Silvano”: per non dire del “Ramo d’oro” di frazeriana memoria. Un connettivo ineludibile, dunque, lega Albero della Vita.
Dall’esordio della storia umana, e cosi se è vero – com’è vero che l’antropologia e l’interpretazione simbolica del reale Mito e Rito si confermano nel loro valore blunivoco: Il Mito sostanzia il Rito e questo, reiterato nel succedersi dagli anni, riconsolidal Mito originario,
rifondandolo e trasmettendolo. Una tradizione, quella della “Pertica“, dunque, metastorica più che storica, legata com’è alla perenne clessidra del tempo. E per Somma Vesuviana una identità tutta singolare, che colora l’intera Comunita/ Territorio, davvero partecipe, durante la grande festa del Sabato del Fuochi e del 3 Maggio eventi costellati dalle “paranze“, veri e propri cari ex voto, con musici e cantori, avvinti dall’entusiasmo della festività.
Aurelio Rigoli
Professore Emerito dell’Università di Palermo
Inventore dell’Etnostoria
“La Pertica di Somma”
La civiltà di una terra è legata alle sue tradizioni che, nel transiti temporali, divengono aria che si respira.
Quello de La Pertica fa parte dei riti di purificazione presenti nelle Festività della Pasqua e assolve un duplice impegno di gruppo e personale. Nel giorni rituali, aggregazioni di rione di fedeli al culto della Madonna, Mamma Schiavona, le Paranze, compiono un cammino penitenziale.
Si recano a piedi alla cima del Monte Somma, proprio dove si congiunge con il Vesuvio e, tra canti e preghiere, gli uomini di varie età rinnovano l’impegno a ritrovarsi, a primavera, in buoni propositi d’impegno umano e di operatività per il bene comune.
Gli appartenenti alle Paranze autonomamente scelgono un ramo forcelluto, lo liberano dalla scorza e, cosi purificato, come essi stessi negli intenti, lo addobbano di prodotti alimentari e doni vari per offrirlo a una donna in segno di amore dichiarato, alle spose in pegni rinnovati e alle autorità per l’impegno profuso per la cittadinanza.
Il ramo che attraverso l’opera dell’uomo si arricchisce di offerte di fedeltà e riconoscenza, è una normale pertica, scelta e donata in maniera commisurata alle proprie possibilità.
In conclusione contano le intenzioni e i sentimenti. Intanto è superfluo sottolineare che la schiettezza della Pertica oltre all’impegno di conservare la purificazione, indica la rettitudine, il bastone del pellegrino, l’axis mundi, la tradizione che si ritualizza, un simbolo di speranza nella custodia degli affetti.
Comitato scientifico
- Prof. Aurelio Rigoli
- Prof.ssa Annamaria Amitrano
- Prof. Angelo Calabrese
- dott. Biagio Esposito
- dott. Salvatore Barra
- dott.ssa Adele Aliperta