“ARIA DI FESTA – MACCHINE E SEGNI DELLA DEVOZIONE POPOLARE”

Aria di Festa
“Aria di Festa”, ad Ucria: oggi, domani, dopodomani, prologo dei giorni
festivi per il Santo Natale ed auspicio per i tempi del Nuovo Anno. Momenti
di attività festose e celebrative, solenni e gioiose, richiesti
dall’Amministrazione Comunale alla Fondazione “Centro Internazionale di
Etnostoria. Polo Museale”, nonché all’“Accademia Vesuviana di Tradizioni
Etnostoriche”, per potenziare l’interazione sociale, potenziando gli
aggreganti tempi delle feste comunitarie. Da qui la Mostra “Macchine e
Segni di devozione popolare”, che convoca ad Ucria le tante Macchine Ex-
voto per punteggiare il culto e le cerimonialità per i Santi Patroni: da
Sant’Ubaldo a Gubbio, a Sant’Efisio a Cagliari, da Santa Rosa a Viterbo, a
Santa Rosalia a Palermo: e chi ne ha ne metta.
Sono le “Macchine Votive”, peraltro, costrutti/segni per invocare pietas
al Santo Patrono, collocandolo al vertice di tali costrutti, sempre più vicino
all’orizzonte celeste, ma sempre attento ai bisogni di qua giù.
Sono le “Macchine Votive” espressione di costante ringraziamento per
una “grazia” ricevuta o della quale si è in attesa.
Sono le “Macchine Votive” elementi grammaticali che si concertano nel
fatto religioso nella sintassi della ritualità tradizionale/popolare. E con le
“Macchine Votive” i “Fercoli”, segmenti della comunicazione di “Fede”,
fra la gente, che li traduce in carri devozionali.
“Aria di Festa”, allora, ad Ucria, esemplificativa, anche, del contesto del
tempo festivo/sacro, se la “Festa” è un “microcosmo” in cui è dato ritrovare
la complessità: dai cortei, alle dimensioni ludiche; dalla gastronomia, alla
dolceria tradizionale, alle stesse sagre.
“Aria di Festa”, non senza il rimpianto per i tempi andati: quelli delle
“Fiere”, degli “Spettacoli popolari”, delle teorie processionali delle
Confraternite: e ad Ucria ce ne erano e ce ne sono state: …del Purgatorio,
del Santo Rosario, del Santissimo Sacramento, della SS. Immacolata, del
- Cristo della Pietà.
Nella Sala Consiliare di Ucria, dunque, da oggi segni plurimi della
“Fede”, e della “Cerimonialità”: chiaro invito a ritrovare, negli “oggetti” del
sacro, l’acme della soggettiva spiritualità.
Aurelio Rigoli